sabato 30 aprile 2011

Che schifo!

Senza limiti e freni, che schifo, ripeto!

“Alla fine la farsa è apparsa chiara, la manovra svelata: Pierferdinando Casini e l’UdC hanno strumentalizzato una questione delicata e seria come il biotestamento, nella speranza di farla diventare parte integrante della campagna elettorale e della quotidiana polemica politica. Alla farsa si è prontamente prestato il presidente del Consiglio, con la sua “lettera”, nella quale accusa ‘i giudici che colmano il vuoto con iniziative più o meno estemporanee’… Più che una preoccupazione, alla prova dei fatti si è rivelata una barzelletta di pessimo gusto…”.
“Prima Casini chiede di invertire il punto all’ordine del giorno sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento della Camera, per discuterlo ‘senza ulteriori rinvii, in particolare per il rischio che, in mancanza di un'iniziativa legislativa siano i giudici a colmare il vuoto con iniziative più o meno estemporanee’; dà così per scontata l’interpretazione berlusconiana di quello che starebbe accadendo nel nostro paese, ma al tempo stesso mostrando di ignorare quello che accade quotidianamente in tante stanze di ospedale e nelle camere da letto dei malati di questo paese. Poi, quasi a pentirsi preventivamente per quello che stava per porre in essere, dice di augurarsi ‘che nessuno voglia strumentalizzare una questione molto seria e che ci sia la serenità necessaria per dibattere in modo approfondito questioni così delicate... che non sono parte né della campagna elettorale imminente, né della nostra, purtroppo quotidiana, polemica politica, ma fanno parte delle scelte esistenziali che un Parlamento in alcune circostanze è chiamato ad assumere”.
Un’ora dopo, quando si deve passare all’esame delle proposte emendative, colpo di scena: il Presidente della Commissione Bilancio Giorgetti informa l’Aula che la Commissione Bilancio ‘non ha potuto esprimere il proprio parere perché il Governo ha chiesto un supplemento di tempo per il supporto tecnico della Ragioneria di Stato.” E chiede la sospensione dei lavori. Ma possibile che né l’UdC né la Presidenza sapesse che NON SI POTEVA procedere con l’esame del provvedimento?
Appuntamento comunque per giovedì mattina. Nel frattempo alle 18,15 la Commissione Bilancio si riunisce, e in 15 minuti netti disbriga i propri obblighi sull’articolo 1, e rinvia ad altra data l’esame sul resto degli emendamenti.
Giovedì, come fissato, alle 9,30 riprendono i lavori d’Aula ma bisogna attendere più di tre ore, e finalmente alle 13 si apprende che la Conferenza dei capigruppo ha deciso di posticipare al 18-19 maggio la discussione sulle DAT. Non un deputato dell’UDC fiata. Dov’è finita l’urgenza di cui avevano parlato il giorno prima?
E allora interveniamo noi: “Signor Presidente, il Presidente Leone ha letto molto velocemente il calendario dei lavori, ma mi è parso di cogliere una data molto importante: quella del 18 e del 19 maggio entro la quale, anzi, nella quale riprenderemo i lavori sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, cioè fra tre settimane. L'iniziativa dell'UdC e dell'onorevole Casini, che hanno voluto anticipare la discussione sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, in realtà, si è trasformata in un posticipo… Ci saremmo aspettati dall'UdC, che aveva tutta questa urgenza di discutere questo importantissimo documento, una sia pur minima reazione… Di certo, quella che è stata venduta ai cittadini come una grande iniziativa politica si è rivelata, alla prova dei fatti, nemmeno dopo ventiquattr'ore, una «bolla» mediatico-elettorale, ancora una volta, sulla pelle dei cittadini, ma anche sulla dignità di questo Parlamento. Non c’era nessuna necessità di posticipare il dibattito sulle dichiarazioni anticipate di trattamento che erano all'ordine del giorno. Ieri avremmo potuto chiudere la discussione di oggi; e oggi, avremmo potuto affrontare il resto dei temi, che discuteremo invece la prossima settimana; e la prossima settimana, senza agitazioni propagandistiche, avremmo discusso con tranquillità le dichiarazioni anticipate di trattamento. Questo modo di trattare quest'Aula e i deputati è indecoroso e viola anche il buon senso, il senso comune. Non vorremmo che, di fronte a fatti come questi -nei telegiornali di ieri sera e nei quotidiani di stamattina non si parla d'altro- domani, venisse meno l'attenzione rispetto ad un fatto molto semplice: l'UdC e l'onorevole Casini si sono presi gioco di questo Parlamento, perché impegnati in campagna elettorale.”
Tutto ciò si può definire solo in un modo: ancora una brutta, volgare, cinica speculazione. L’ennesima.
Antonietta Farina Coscioni

mercoledì 27 aprile 2011

martedì 26 aprile 2011

lunedì 25 aprile 2011

Non abbassare la guardia!

Attenzione a non dimenticare il 12 e 13 giugno, LORO non stanno affatto abbassando la guardia...!!!

venerdì 22 aprile 2011

MEMENTO

Ricordatevi del 12 e 13 giugno e dei referendum!
REFERENDUM : LA PARTECIPAZIONE POPOLARE CONTRO IL GOVERNO E I POTERI FORTI L’approvazione al Senato dell’emendamento che sancisce la rinuncia temporanea al nucleare rende evidente la volontà di governo e poteri forti di aprire la guerra ai referendum del prossimo 12-13 giugno. Diversi interessi convergono in questa direzione e con una chiara strategia. Dal punto di vista del premier, tutto muove dal panico che una doppia sconfitta popolare –alle elezioni amministrative (Milano in primis) e ai referendum- faccia definitivamente crollare una maggioranza tenuta assieme solo dagli interessi di innumerevoli clan oliati con prebende e posti di potere per garantirne la fedeltà. Dal punto di vista dei poteri forti -multinazionali, capitale finanziario e lobby territoriali trasversali agli schieramenti politici- tutto muove dalla consapevolezza che, in particolare con i referendum per l’acqua, le politiche liberiste , per la prima volta dopo decenni, possano essere sconfitte e sanzionate da un voto democratico e popolare, aprendo scenari di modifica dei rapporti di forza culturali e politici nell’intero Paese e di ridiscussione complessiva sull’insostenibilità dell’attuale modello liberista. Ecco perché, pur utilizzando la sovranità popolare come feticcio ad ogni occasione, questa diventa il peggiore degli incubi quando possa pronunciarsi davvero.

Ma come in ogni disvelamento, con la mossa sul nucleare, il Governo e i poteri forti dimostrano tutta la loro debolezza, dimostrando come il popolo dell’acqua e quello contro il nucleare siano già maggioranza nel Paese, talmente evidente da non poterne accettare il libero confronto e il conseguente voto. Non sappiamo cosa deciderà la Corte di Cassazione in merito. Sappiamo per certo che da oggi e fino ad allora –intorno alla seconda metà di maggio- la campagna comunicativa sarà tutta orientata a dire che il referendum sul nucleare non ci sarà, depotenziando l’attenzione dell’opinione pubblica. Possiamo già prevedere, inoltre, che la strategia non si fermerà qui : già ieri Federutility –la lobby delle SpA che gestiscono il servizio idrico- si è infervorata chiedendo analogo intervento sull’acqua “per impedire due referendum disastrosi”, sapendo su questo di poter contare anche sul consenso di una parte dell’opposizione parlamentare, quella più direttamente legata alle multiutilities delle grandi città. Il gioco si fa duro e dunque noi dobbiamo “diventare duri mantenendo intatta la nostra tenerezza”.

Da un parte occorre rivendicare i referendum come fine in sé, ovvero come fondamentale espressione della sovranità popolare, tanto più in questa situazione di sostanziale sequestro della democrazia in questo Paese : occorre dire con forza e in tutte le sedi che il diritto delle donne e degli uomini a decidere sulla politica energetica è insopprimibile e non può divenire variabile dipendente dalle tattiche politiche di palazzo. Dall’altra occorre contare sulla ricchezza –non congelabile da nessun emendamento- dell’esperienza del popolo dell’acqua : quella diffusione reticolare che ha rimesso in moto le energie positive di milioni di donne e uomini che, tutti i giorni e in ogni angolo del Paese, stanno compiendo il più importante processo di autoeducazione popolare degli ultimi decenni, costruendo consapevolezze e intessendo legami sociali, di cui nessun grande mass media parlerà, ma che potrebbero costituire l’elemento decisivo per la vittoria ai referendum.

Contemporaneamente va subito lanciata una campagna per ottenere ora e senza ulteriori tentennamenti ciò che è altrettanto insopprimibile : il diritto all’informazione. Per questo occorre mobilitarsi subito contro i boicottaggi interni alla Commissione di Vigilanza Rai, che impediscono l’approvazione del regolamento per le trasmissioni televisive, premere su tutte le reti pubbliche e private e sui grandi organi di informazione perché diano adeguata informazione, chiedere ad ogni ente locale di svolgere il proprio ruolo istituzionale favorendo l’informazione e la partecipazione dei cittadini. Vogliono pregustare la torta di 60 miliardi del business dell’acqua, a noi il compito di rendergli evidente che l’acqua ha un legittimo impedimento : è nostra.

Marco Bersani Attac Italia

Per una buona causa...

Andate e firmate!
http://www.peticiones.es/peticion/contra-los-malos-tratos-y-sacrificios-de-animales-en-las-perreras-en-espana/314

martedì 19 aprile 2011

Svegliatevi! Se ne sono accorti anche i preti...

“Non basta più indignarsi. Anzi indignazione è una parola di cui s’è fatto abuso, che dovremmo cancellare dal vocabolario. Dobbiamo provare disgusto. Penso che il “processo breve” sia un aspetto di quella che viene chiamata riforma ma che è in realtà un “sequestro” della giustizia”. Non usa mezzi termini don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele e presidente di Libera, nel commentare la legge di riforma del sistema giudiziario appena varata dal Parlamento. "Con l'approvazione della legge sul processo breve", si legge sul sito di Libera, la rete di associazioni e movimenti contro le mafie, "la legge diventa uguale per i potenti, diseguale per i deboli".

I processi oggi durano mediamente sette anni. Non è un’inciviltà giuridica?

 “Beninteso, dobbiamo augurarci una giustizia efficiente, capace di arrivare quanto prima a un giudizio. L’accertamento della verità è un diritto di tutti, degli accusati come delle vittime. Ma questa riforma sembra tagliata a misura di certi processi che vedono coinvolto un singolo imputato. E questo è uno scandalo per la democrazia, perché viola il principio costituzionale dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. E un ulteriore passo verso quella deriva che la trasforma da democrazia in “plutocrazia”, potere del denaro sulle vite e sulle coscienze delle persone”.

Molti familiari delle vittime delle stragi protestano perché vedono cadere molti processi. E’ davvero così?

“Ancora si sta cercando di valutare le ricadute della riforma su alcuni processi per fatti che hanno colpito tante persone e causato tante vittime. Non voglio addentrarmi negli aspetti tecnici perché non ne ho le competenze. Ma mi sembra già grave che molti familiari delle vittime si sentano minacciati nelle loro speranze di giustizia”.

I reati di mafia, strage e terrorismo sono stati tenuti fuori dalla legge che accorcia i tempi della prescrizione.

“È vero che la norma prevede l’eccezione per reati come mafia e terrorismo. Ma non si tiene conto ad esempio della corruzione, che della mafia è quasi sempre il terreno di coltura. E questa non è una “dimenticanza”, dal momento che il primo processo a decadere in virtù della riforma sulla prescrizione breve – al punto da impedire al Tribunale di emettere persino la sentenza di primo grado – sarà il “processo Mills”, in cui quel singolo imputato è accusato, guarda caso, di corruzione”.

La legge emanata ieri dal Parlamento è secondo lei una legge ad personam per tirare fuori dai guai Berlusconi?

"Che sia una legge ad personam, l’ennesima, mi pare lo dimostrino i fatti, le troppe strane coincidenze. Mi chiedo come tutto questo possa essere compatibile con l’etica, sia essa cattolica o laica. Paolo VI disse che “la politica è la più alta ed esigente forma di carità”. Sono parole che sollecitano tutti, indipendentemente dai riferimenti religiosi e culturali, alla politica come sforzo per il bene comune”.

I cattolici non dovrebbero far politica in nome del bene comune e non del bene privato?

“La politica ha nella democrazia il suo ideale più nobile ma anche il più impegnativo, perché chiede a ciascuno di sostenerlo non a parole ma con i fatti, nella coerenza, nella sobrietà dello stile di vita, nella condivisione, nell’attenzione agli altri, nell’impegno per combattere i privilegi, le disuguaglianze, i monopoli, le forme d’impunità. È una tensione costante, che non ammette cedimenti. Occorrono coscienze sveglie, non anime complici o dormienti. Dobbiamo ritrovare insieme il senso di una politica capace di soddisfare il bisogno di verità, la “fame e sete” di giustizia delle persone e della partecipazione che permette di dare senso alla vita. Don Tonino Bello, grande vescovo di Molfetta e guida di Pax Christi, diceva ai politici cattolici: «amate senza riserve la gente che Dio vi ha affidato. A Lui, prima che al partito, un giorno dovrete rendere conto».

Come dovrebbero reagire gli italiani a tutto questo? Non le pare che in generale il ruolo dei cattolici in queste vicende politiche sia di quasi totale estraneità?

“L’ho detto all’inizio, non basta più indignarci. Dobbiamo ribellarci. Ribellarci eticamente e pacificamente, ma ribellarci. All’impotenza e alla rassegnazione, all’indifferenza e alla superficialità, che sono le grandi malattie spirituali del nostro tempo".

Non sembra di vedere un grande ribollimento...

“Se la deriva è arrivata fino a questo punto non è solo a causa di chi si è reso complice dello scempio di democrazia, chi in Parlamento ha sostenuto il falso sapendo che fosse il falso, dei tanti che ancora si fanno ipnotizzare da informazioni truccate, realtà rovesciate, esercizi retorici per nascondere la verità. Ma anche perché troppi sono stati alla finestra silenti e con le mani in mano, sottovalutando il rischio che tutti stavamo correndo. La rinascita politica, economica e sociale non può avvenire senza un risveglio generale delle coscienze, senza una ribellione etica che, nel segno della Costituzione, ridia al nostro paese la dignità e la libertà per cui tante persone si sono battute e hanno sacrificato la loro vita”.

Francesco Anfossi intervista Don Luigi Ciotti

mercoledì 13 aprile 2011

domenica 3 aprile 2011

Sveglia, italiani!

Ai referendum di domenica 12 e lunedì 13 giugno vota SI per dire NO.
Vota SI per dire NO AL NUCLEARE
Vota SI per dire NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA
Vota SI per dire NO AL LEGITTIMO IMPEDIMENTO.

RICORDATEVI CHE DOVETE PUBBLICIZZARLO VOI IL REFERENDUM... perchè non ci saranno spot né in Rai né a Mediaset.

Sapete perché? Perché nel caso in cui riuscissimo a raggiungere il quorum:
-    Se passa il SI per dire NO AL NUCLEARE, BERLUSCONI NON POTRA' PIU' FARE ARRICCHIRE I SUOI AMICI IMPRENDITORI CON I NOSTRI SOLDI E LA NOSTRA SALUTE
-    Se passa il SI per dire NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA, BERLUSCONI NON POTRA' FARE ARRICHIRE I SUOI AMICI IMPRENDITORI LUCRANDO SU UN BENE DI PRIMA NECESSITA'
-    Se passa il SI per dire NO AL LEGITTIMO IMPEDIMENTO, BERLUSCONI NON POTRA' PIU' DIRE CHE HA LA MAGGIORANZA DEGLI ELETTORI DALLA SUA PARTE E DOVRA' DIMETTERSI.

Vi ricordo che il referendum passa se viene raggiunto il quorum. E' necessario che vadano a votare almeno 25 milioni di persone. Secondo la propaganda berlusconiana invece le cose devono andare a finire così:
1. I cittadini si informano attraverso la Tv
2. Le Tv appartengono a Berlusconi
3. Berlusconi, per i motivi sopra indicati, non vuole che il referendum passi
4. Il referendum non sarà pubblicizzato in TV
5. I cittadini non sapranno nemmeno che ci sarà un referendum da votare il 12 giugno
6. I cittadini non andranno a votare il referendum
7. Berlusconi sarà contento, farà arricchire i suoi amici, si arricchirà, resterà al suo posto

Vuoi che le cose non vadano a finire cosi, con l’aggiunta che saranno spesi 300 milioni di euro in più visto il rifiuto dell’”election day”, e che quindi andremo alle urne 2 volte??

Copia-incolla e pubblicizza il referendum a parenti, amici, conoscenti e non conoscenti.
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