mercoledì 10 novembre 2010

Per molti, ma non per tutti


Berlusconi porta in campagna due illustri ospiti: il Primo Ministro indiano ed il Primo Ministro turco. I tre, dopo un po’, si accorgono di aver perso l’orientamento, e vista l’ora tarda Silvio prende in mano la situazione.
-         Consentitemi, cari colleghi, ho intravvisto una fattoria dove troveremo un rifugio sicuro.

TOC TOC
-         Chi è? chiede la voce del proprietario
-         Sono Berlusconi, e ci siamo persi! Ci ospiterebbe per una notte?
-         Volentieri, ma ho solo 2 posti, uno dovrebbe andare a dormire nella stalla.
-         Nessun problema, andrò io -si offre il ministro indiano. Buonanotte...

TOC TOC...
-         Chi è?
-         Sono il Ministro indiano, nella stalla c’è una mucca ed io non sono degno di dormire nello stesso luogo dove dorme un animale considerato sacro dalla nostra religione.
-         Nessun problema, andrò io, dice il Premier turco. Buonanotte...

TOC TOC...
-         Chi è?
-         Sono il Ministro turco, nella stalla c’è un maiale e la nostra religione vieta di stare nella stesso luogo di un animale impuro.
-         E va bene, andrò io -si fa avanti Berlusconi.

TOC TOC...
-         Chi è?
-         Siamo la mucca e il maiale...

Delirio di onnipotenza, sempre!

lunedì 8 novembre 2010

ChiamaSilvioBeghelli

Problemi con la questura? Fermo di polizia per furto? È mezzanotte e non sapete dove procurarvi un tanga? Attivate subito il vostro ChiamaSilvioBeghelli.
Con ChiamaSilvioBeghelli ogni problema è risolvibile in meno di due ore, in modo semplice ed efficiente. Una volta attivato il vostro ChiamaSilvioBeghelli, il Premier in persona chiama l'ufficio pubblico che vi sta creando dei problemi (questure, agenzia delle entrate, vigili urbani, poste, ferrovie...) assicurando al funzionario di turno che siete la biscugina di Roosevelt, la zia di Lukashenko, la nipotina di Mubarak, la pronipote di Greta Garbo. Contemporaneamente, un funzionario pagato dai cittadini, magari addirittura un consigliere regionale, tipo Nicol Minetti, viene a togliervi dai guai. Chi ha usato ChiamaSilvioBeghelli ha risolto ogni problema, basta guardare i numerosi testimonial.
M.C. era una soubrette di seconda fila costretta a farsi fotografare seminuda: ha azionato il ChiamaSilvioBeghelli ed è diventata ministro. M. B. era una venditrice di salmone, ha attivato il suo ChiamaSilvioBeghelli ed è diventata ministro pure lei. N.L. era una ragazzina di Caserta, ha attivato il ChiamaSilvioBeghelli ed è diventata una reginetta del jet-set.
Visto? Procuratevi subito il vostro ChiamaSilvioBeghelli, l'alternativa sicura al welfare state. ChiamaSilvioBeghelli è facile, rapido intuitivo. Digitare 1 per interventi sulle forze dell'ordine. Digitate 2 per partecipare alle feste di Arcore. Digitate 3 per farvi regalate un Rolex e settemila euro.
ChamaSilvioBeghelli, un'alternativa semplice e funzionale al dissolvimento dello stato e della decenza. Avvertenze. Leggere attentamente le istruzioni all'interno del tanga di piume di struzzo. Non funziona contro le valanghe o le frane, per quello c'è l'efficiente ChiamaBertolasoBeghelli, che può anche crearvi una discarica in salotto in meno di mezz'ora.

lunedì 1 novembre 2010

Meditate gente, meditate...

Il motto di Google, come si sa, è don't be evil (non essere malvagio) ma, probabilmente, sottintende anche un don't be stupid. Dal 2007 in qua, infatti, è riuscita a risparmiare 3,1 miliardi di dollari in tasse sui profitti generati all’estero che avrebbe dovuto versare agli Stati Uniti se non avesse trovato un sistema, un po’ contorto ma sicuramente legale, per aggirare il fisco.
Il sistema si basa su due stratagemmi dai nomi accattivanti come
Doppio Irlandese e Panino Olandese e consiste nel creare una serie di società per gestire i flussi di denaro in maniera tale da pagare meno tasse possibile: in pratica, alla fine Google sui profitti esteri paga circa il 2,4%.
Google concede in licenza la proprietà intellettuale a Google Ireland Holdings che, nonostante il nome,
ha sede alle Bermuda. Questa possiede Google Ireland Limited, che invece ha sede proprio in Irlanda e riceve i pagamenti per la pubblicità in Europa, Medio Oriente e Africa. Con questi soldi paga le royalty a Google Ireland Holdings, che detiene la proprietà intellettuale, ma non direttamente (altrimenti pagherebbe molte più tasse): il denaro passa prima in Olanda -presso la Google Netherland Holdings- e così, grazie alla legislazione favorevole sui trasferimenti di denaro, approda quasi tutto (circa il 98%) alla Bermuda.
Google non è certo l’unica ad adottare un percorso così complicato per evitare tasse molto più alte di quelle che effettivamente paga, ma
sembra che sia la migliore in questo campo.
C’è chi dice, infine, che tutto ciò appanni
la fama di “azienda buona”che il maggior motore di ricerca s’è costruita negli anni... Voi che ne dite
?

lunedì 25 ottobre 2010

Silvio NON è il peggiore!!!


Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione. Indovinate un po' come è andata a finire ! :
Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498.
 
  Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera :
Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l’idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant’anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio.  È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e  percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio . Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese . C’è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.
Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all’ente di previdenza , se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l’INPS ha creato con gestione a tassazione separata.
Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell’arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati.

Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l’anno. 

Per maggiori informazioni ecco il link al sito di Borghesi con il discorso:
  http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=314&Itemid=35 

mercoledì 13 ottobre 2010

martedì 12 ottobre 2010

domenica 10 ottobre 2010

Mission Impossible? No grazie

Archeologia e ricerca alla portata di tutti, per soddisfare curiosità e misteri destinati altrimenti a rimanere tali:
https://sites.google.com/site/geoforconsulting/

sabato 9 ottobre 2010

Altre riflessioni

Il volto di Concetta, lo sguardo pietrificato e sconvolto, davanti alle telecamere. E a noi. Il volto di Concetta: la bocca semiaperta, l’espressione attonita, la sofferenza che non si metabolizza. È successo mercoledì notte e dall’altra parte dello schermo c’eravamo noi, un frammento di Italia: un po’ solidale un po’ guardona. Di nuovo, per la seconda volta nella nostra storia -dopo la notte di Vermicino- una morte in diretta. Di nuovo una maratona di “teledolore” che ci frigge nella carne, una madre che apprende la morte della figlia e la colpevolezza del cognato in pochi minuti, esponendo il suo sconcerto, costretta a mostrarsi indifesa al mondo. Quanti segni da decifrare in quella inquadratura. Concetta nel tinello della casa di sua sorella, apprende in quel momento dalla tv, che è anche la casa dell’assassino di sua figlia. Siede al fianco di sua nipote. Che però, apprende in quel momento dalla tv, è anche la figlia omertosa che forse proteggeva il padre. E che forse lo subiva: nipote complice e vittima. Scopre tutto questo e noi lo scopriamo con lei, in un gioco perverso: lo spettacolo sono le notizie, ma anche il modo in cui rimbalzano sul suo viso: se piange, se tace, se si dispera, se capisce o soccombe. In mezzo il grande circo di una provincia contadina: la difficoltà di difendersi di una famiglia semplice, che dopo aver guardato per anni la TV, ci si ritrova dentro, masticata e digerita.In mezzo -come lampi di una telenovela tragica- ingenuità e violenza: un avvocato che non riesce a proteggerti, i filmini matrimoniali dello zio-cognato-assassino, le interviste bugiarde in cui piangeva come un vitello, lanciando appelli lacrimevoli e depistanti: “Torna Sarah!!” E le domande della Sciarelli alla figlia: “Quelli erano i giorni felici, vero?” La cosa più pericolosa, mentre un intero paese deve ancora metabolizzare il trauma di questa angoscia spettacolarizzata è la violenza della TV del dolore, così calda protettiva e rassicurante mentre la ingerisci, così dolorosa quando spegni. La cosa più facile e sbagliata, invece, è cercare un capro espiatorio per autoassolversi. Oppure dare la caccia a “un mostro”, liberarsi del dolore tramutandolo in rabbia, magari invocando corda e sapone, un linciaggio che lavi con il sangue le macchie oscure. Nessuno di noi, soprattutto i giornalisti TV -io che scrivo- sa cosa significhi trovarsi a bordo di un treno in corsa mentre cadono le bombe. È difficile capire se Federica Sciarelli, la conduttrice di Chi l’ha visto?, che spesso è riuscita a muoversi con passo lieve in mezzo alle peggiori sciagure, sia consapevole sino in fondo del paradosso che il suo programma ha prodotto. La diretta era padrona di tutto: dei carnefici e delle vittime. Riceveva le notizie delle indagini in modo quasi reale, ma allo stesso tempo aveva “in ostaggio” le vittime. Lo faceva oggettivamente, perché “il telefonino non prende”, e allora nemmeno i Carabinieri riescono a parlare con Concetta: solo la TV può decidere se liberarla o meno. Allo stesso modo è difficile capire se la Sciarelli sia pienamente consapevole che chiedere a una madre se “vuole interrompere la trasmissione?” non ha senso. Quando le forze dell’ordine vanno a spiegare a qualcuno che suo figlio è morto -se fanno bene il loro lavoro- portano uno psicologo, danno assistenza, non fanno domande. Il volto di Concetta, quel maledetto telefonino senza campo, le sue parole spezzate: “Stanno trovando un cadavere… È assurdo…”. È vero che la conduttrice le dava la possibilità di tirarsi fuori. Ma è altrettanto vero che per 2 ore e 42 minuti lei era dentro, la più indifesa di tutti noi: un tempo interminabile, in cui le notizie sono deflagrate in studio fra smentite e conferme, come bombe a frammentazione: “Qui c’è il Quotidiano di Puglia che dice…”. “Qui l’Agi conferma”. Anche la Sciarelli entrava in quel tinello come una bomba: “C’è Sabrina? Vuole parlare?” La tv possedeva tutti i testimoni e tutti i personaggi del dramma, li “deteneva” (nel senso letterale) e anche quando loro si ritraevano dal suo sguardo ustorio, ci spiegava cosa accadeva, come in un reality: “Sabrina sta telefonando”, spiegava l’inviata. Ed era sempre lei a offrire un bicchier d’acqua a Concetta, non i padroni di casa. Dentro questa storia ci sono stereotipi antichi e piccoli misteri. C’è la differenza di classe, tra chi si può difendere dalla TV e chi non può. C’è il potere di controllo, che non si attenua concedendo la possibilità di uscita volontaria, ma che semmai si esalta nella forza suggestiva che ti spinge a dire no. Il vero mistero è proprio quel tinello. Perché la Sciarelli fa il programma a casa dello zio? “Perché lui era diventato -spiega- il cuore della storia”. Ma Michele era già sotto interrogatorio da ore. E la TV aspettava il suo ritorno, interrogando la sua famiglia e portandogli a casa la sua vittima. Però c’era una cosa che forse si doveva fare prima. Quando la Sciarelli ha saputo la verità su Sarah, non doveva, come ci ha raccontato , “provare a prolungare la trasmissione nella speranza che arrivasse una smentita”. Doveva chiudere il collegamento, liberarla, liberarci. Avere la forza di toglierci il nostro macabro spettacolo. Per il bene di Concetta. E anche per quello di noi, i guardoni di casa.
Luca Telese

Un po' di riflessioni

Siamo tutti vittime della stessa macchina. La macchina del dolore, che si nutre di casi umani e in cambio macina numeri dell’Auditel, quelli che fanno la gioia e il fatturato dei pubblicitari. Loro, i burattinai. Gli altri -giornalisti, pubblico, ospiti- i burattini. Colpevoli, naturalmente, ma solo di non avere la forza di strappare il filo. Federica Sciarelli è una giornalista in gamba e una persona perbene, ma forse ha mancato di freddezza. Avuto sentore della notiziaccia, avrebbe dovuto mandare la pubblicità e soltanto dopo, lontano dalle luci della diretta, rivolgersi alla madre in pena, invitandola ad allontanarsi dal video e a chiamare i carabinieri. Una questione di rispetto, ma in questa società di ego arroventati chi ha ancora la forza e la voglia di mettersi nei panni del prossimo, guardando le situazioni dal suo punto di vista?
Noi giornalisti siamo colpevoli di abitare il mondo senza provare a cambiarlo ed è una colpa grave, lo riconosco.
La consapevolezza del potere dei media accresce le nostre responsabilità, ma non può annullare completamente quelle degli altri. Mi riferisco anzitutto agli ospiti dei programmi. Il presenzialismo televisivo della mamma di Sarah ha l’attenuante della buona fede. Ma fino a qualche anno fa i parenti delle persone scomparse andavano in tv per il tempo minimo necessario a leggere un comunicato o pronunciare un appello. Poi si ritiravano nel loro sgomento. Adesso non trovano di meglio che bivaccare per giorni e giorni in tv: non davanti al video ma dentro. Spalancando alla prima telecamera di passaggio la stanza della figlia scomparsa e accettando di partecipare a una trasmissione come «Chi l’ha visto?» dalla casa del cognato, sul quale in quel momento già gravavano forti sospetti.

Non accuso la signora, è cresciuta con questa tv che sembra onnipotente, nel vuoto che c’è. Una tv che è vita meglio della vita e in cui il Gabibbo ha preso il posto del poliziotto, «Forum» del pretore e «Chi l’ha visto?» del detective Marlowe. Mi limito a riconoscere in quelle come lei la vera carne da macello televisivo. Carne che si immola volontariamente, nella convinzione che oggi la televisione possa darti tutto, persino tua figlia. Giornalisti emotivi, tronisti del dolore. Il ritratto di famiglia è quasi completo. Manca l’ultimo tassello, forse il più importante. I telespettatori. Le tante prefiche guardone che sputano sentenze dal salotto di casa. Ah, quanta sacrosanta indignazione! Peccato che durante il melodramma il pubblico di «Chi l’ha visto?» sia più che raddoppiato. Erano talmente occupati a indignarsi che si sono dimenticati di compiere l’unico gesto che potrebbe davvero cambiare questo sistema fondato sul pigro consenso del popolo: spegnere il televisore.
Massimo Gramellini

venerdì 8 ottobre 2010

Fatemi godere, giovani

El pueblo, unido, ... Fate tanto casino, siete i padroni del vostro domani.
Che vi sia chiaro il nemico di tutti, giovani e vecchi:

giovedì 9 settembre 2010

Oltre alla retorica

Due uomini, entrambi molto malati, occupavano la stessa stanza d’ospedale. A uno dei due uomini era permesso, per un'ora ogni pomeriggio, di mettersi seduto sul letto per aiutare il drenaggio dei fluidi dal suo corpo. Il suo letto era vicino all'unica finestra della stanza. L'altro uomo doveva restare sempre sdraiato.
I due uomini fecero conoscenza e cominciarono a parlare per ore ed ore. Parlarono delle loro mogli, delle loro famiglie, delle loro case, del loro lavoro, del loro servizio militare e dei viaggi che avevano fatto. Ogni pomeriggio l'uomo che stava nel letto vicino alla finestra poteva sedersi, e passava il tempo raccontando al suo compagno di stanza tutte le cose che poteva vedere fuori dalla finestra. L'uomo nell'altro letto cominciò a vivere per quelle singole ore nelle quali il suo mondo era reso più bello e più vivo da tutte le cose e i colori del mondo esterno.
La finestra dava su un parco con un delizioso laghetto, le anatre e i cigni giocavano nell'acqua mentre i bambini facevano navigare le loro navi giocattolo. Giovani innamorati camminavano abbracciati tra fiori di ogni colore e c'era una bella vista della città in lontananza. Mentre l'uomo vicino alla finestra descriveva tutto ciò nei minimi dettagli, l'uomo dall'altra parte della stanza chiudeva gli occhi e immaginava la scena. In un caldo pomeriggio l'uomo della finestra descrisse una parata che stava passando; sebbene l'altro uomo non potesse sentire la banda poteva davvero vederla, con gli occhi della sua mente, così come l'uomo della finestra gliela descriveva.
Passarono i giorni e le settimane.
Un mattino l'infermiera del turno di giorno portò loro l'acqua per il bagno e trovò il corpo senza vita dell'uomo vicino alla finestra, morto pacificamente nel sonno. L'infermiera si intristì molto e dovette chiamare gli inservienti per portare via il corpo.
Non appena gli sembrò appropriato, l'altro uomo chiese se poteva spostarsi nel letto vicino alla finestra. L'infermiera fu felice di fare il cambio e, dopo essersi assicurata che stesse bene, lo lasciò solo.
Lentamente, dolorosamente, l'uomo si sollevò su un gomito per vedere il mondo esterno. Si sforzò e si voltò lentamente per guardare fuori dalla finestra.
Essa si affacciava su un muro bianco.
L'uomo, che non sapeva darsi una ragione, chiese all'infermiera che cosa avesse potuto spingere il suo amico morto a descrivere delle cose così meravigliose al di fuori da quella finestra. L’infermiera rispose che l’uomo era cieco e non poteva nemmeno vedere il muro.
Forse voleva farle coraggio, disse.

lunedì 30 agosto 2010

Desolazione o divertimento?

... o troppo comico per essere vero?


Ti ricordiamo inoltre che il tuo indirizzo sara' custodito in base alla legge 675/96 sulla privacy.

Questo è il messaggio che TIM manda per "tranquillizzare" gli utenti di una propria newsletter... Peccato che quella "legge" (che in realtà era un DLgs) non sia più valida, essendo abrogata dal DLgs 196, del 2003... Siamo nel 2010 (avanzato).
Proprio divertente, se non fosse desolante.
7 anni e passa di tempo per aggiornare le proprie conoscenze, manco fosse la teoria della relatività

domenica 29 agosto 2010

Solipsismo politico

Alfano annuncia investimenti straordinari per il processo breve.
Ma non è Tremonti che poi decide a chi scucire i soldi e a chi no?

Una volta si diceva, di questo comportamento, "fare i conti senza l'oste", oppure "facile fare il signore con i soldi altrui"... adesso tutto ciò ha cambiato nome?

mercoledì 18 agosto 2010

Lietamente verso il precipizio

Il 21 di agosto, fra pochi giorni quindi, raggiungeremo il punto in cui la nostra amata terra non riuscirà a ricostituire, con le proprie forze, le scorte necessarie.
Da quel momento cominceremo a consumare ma la terra non ce la farà più a ricostruire.
Nuova linfa per gli artefici del nostro malefico modello di sviluppo? Pare che ce l'abbiano fatta.
Ma noi dobbiamo essere costruttivi e non disfattisti, quindi assistiamo e commentiamo un po' amaramente a questa ennesima picconata al futuro dei nostri figli e nipoti...

domenica 15 agosto 2010

Un tocco di frivolezza...

...che forse è una mazzata ferragostana... Sapevate di tutto ciò?
Rimango estasiato dalla inarrivabile profondità delle apparenze (per chi intende la citazione):
http://www.facebook.com/pages/Il-Bondolizer-10-il-primo-generatore-automatico-di-poesie-di-Sandro-Bondi/172107071152
http://gamberorotto.com/miscellanea/sandro-bondi-il-generatore-di-poesie/

e -anche se è imbarazzante ed impegnativo- qualcuno si è finalmente accorto che l'appartamento a Montecarlo è solo una copertura del vero "scandalo"...:
http://twitter.com/gamberorotto/statuses/20453007679

mercoledì 11 agosto 2010

Nel frattempo noi torniamo alle urne...


The fight for the future starts in California.

posted by: Dave R. 13 hours ago
The fight for the future starts in California.
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When California passed AB32, the landmark greenhouse gas (GHG) emissions reduction bill in 2006, Governor Schwarzenegger said;
"Using market-based incentives, we will reduce carbon emissions to 1990 levels by the year 2020. That's a 25 percent reduction. And by 2050, we will reduce emissions to 80 percent below 1990 levels. We simply must do everything in our power to slow down global warming before it's too late."  But the opposition apparently borrowed another quote from the governator:
"I'll be back." 
And back they are, with a coal and oil interest backed ballot initiative which seeks to overturn AB32 before most of the more significant pieces of it take effect. The fight reflects the two sides of the debate on what to do about global warming.
On one side are the folks who believe we must act, and who are also happy to assert that by taking action, we will create thousands of new green and 'clean tech' jobs, while reshaping our economy around energy conservation, clean technology, and renewable energy production. Not surprisingly Silicon Valley is firmly behind AB 32 and against efforts to repeal it. California imports a significant amount of electricity, and sources almost all if its coal, natural gas, and oil from outside the state. The prospect of breaking this dependency and reducing emissions through the use of technology represents a pretty exciting future, and many feel that the state will become more competitive as a result.

As Schwarzenegger also said;  
"Some have challenged whether AB 32 is good for businesses. I say unquestionably it is good for businesses. Not only large, well-established businesses, but small businesses that will harness their entrepreneurial spirit to help us achieve our climate goals. 

But on the other side are those who claim we should not act, and that the initiative will cost the state jobs while reducing GDP by as much as $100 Billion dollars over the next ten years. This case is being pressed by a consortium of oil refiners, truckers, and coal interests, who like things just the way they are. If California stands alone and energy costs rise in the state, this could be the future, as businesses move operations out of the state, and consumers seek out cheaper products and services from elsewhere, even if they have a higher embedded carbon footprint.
So if AB32 stands, apparently there are two very different possible futures in the Golden State. One in which the rest of the country scrambles to keep up with a new energy paradigm that makes California an economic engine, or one in which the burden of taking responsibility for emissions simply adds cost. Not coincidentally, this is the same debate that's going on in Washington over national climate legislation.
My guess is that the impact of AB32 will be closer to neutral, and certainly somewhere in between these two extremes: On one hand, energy costs will rise, which will hurt businesses and consumers. But California will use less, create energy jobs, and keep more money in the state. And in the long term, the  state will be protected from energy price shocks. One thing is certain: The big losers in all of these scenarios are those whose business models continue to be built around the demand for fossil fuel. And that's why they are putting up money to overturn AB32.
The economic consequences of meaningful and comprehensive emissions legislation won't be known for some time, and Californians are being asked to take a leap of faith.  An uncertain future is pretty scary, but scarier still is a failure to take action on curbing our addiction to fossil fuels and the consequences of that addiction.
As Thomas Jefferson said, "I like the dreams of the future better than the history of the past.”

martedì 10 agosto 2010

Per le vostre meditazioni serali, dall'ormai lontano 2002

Titolo della traccia della prova scritta di italiano, stabilita (incredibile ma vero, avete presente la Gelmini?) dal Ministero della Pubblica Istruzione per tutti gli ordini di scuole.

Il diverso troppo spesso scatena in noi diffidenza e odio piuttosto che curiosità e amore. Perché è così difficile accettare chi ha culture e idee diverse da noi, e in che modo, secondo la vostra opinione, si potrebbe instaurare un rapporto sereno con gli immigrati? Scrivete onestamente se considerate possibile arrivare a una unità di vedute sul problema, e se sarà possibile risolvere questo grave conflitto, nel comune interesse.

Purtroppo lo svolgimento di tale tema si è rivelato impossibile a causa del caos generato da un titolo decisamente troppo ermetico.
-           La confusione è iniziata nei collegi militari, dove nessuno è riuscito a capire il significato della parola diverso, e si è rapidamente estesa alle scuole di ogni ordine e grado.
-           I geometri si sono bloccati sull'espressione “troppo spesso”, in quando non sono riusciti a darle una rappresentazione matematica esatta: "Spesso quanto? 5 cm? 10cm? Non era forse meglio dire troppo poco sottile?".
-           I ragionieri si stanno ancora interrogando sul significato della parola “curiosità”.
-           Il termine “amore” ha creato problemi a molte categorie, dalle elementari fino all'università.
-           L’aggettivo “difficile” ha invece mandato in crisi i raccomandati di ogni ordine e grado.
-           La parola “accettare” ha spinto i ragazzi di Alleanza Nazionale a indire una movimentata assemblea in cui è stato deciso all'unanimità che tale forma verbale doveva chiaramente derivare dal sostantivo “accetta”. Di conseguenza tali studenti sono andati fuori tema dilungandosi nel descrivere come rendere più efficienti arnesi come scuri, asce e ogni altro attrezzo funzionale allo scopo di interagire con culture diverse.
-           I giovani aderenti alla Lega Nord hanno avuto delle insormontabili difficoltà nel comprendere la parola “culture”, da loro invano cercata sui più aggiornati dizionari della lingua padana.
-           I ragazzi di Comunione e Liberazione non conoscevano il significato della parola “idee”.
-           Problemi anche per gli studenti delle scuole cattoliche: la parola “opinione” è risultata del tutto sconosciuta ai ragazzi iscritti alle scuole gestite da gesuiti, mentre nelle scuole gestite da suore gli insegnanti hanno censurato il tema per via dell’espressione “rapporto sereno”. In tali istituti si è deciso di sostituire la traccia redatta dal Ministero con una più originale e adatta all'argomento del razzismo, ovvero il sempreverde: “il mio primo giorno di scuola”.
-           Tutti i giovani della sinistra hanno trovato incomprensibile la parola “unità”, e, nonostante gli incitamenti di Nanni Moretti, nessuno di loro è riuscito a svolgere il compito in maniera accettabile.
-           L’avverbio “onestamente” ha invece bloccato tutti i figli dei deputati di Forza Italia (oggi felicemente Popolo delle Libertà). A nulla è valso il generoso gesto del Cavalier Berlusconi che ha prontamente assunto l'incarico di Ministro della Pubblica Istruzione ad interim: la lentezza della solida burocrazia non gli ha permesso di modificare il testo incriminato nelle cinque ore previste per la consegna del compito.
-           Ma ciò che ha fatto definitivamente precipitare la situazione, rendendo di fatto impossibile il regolare svolgimento della prova, è stata l'interpretazione della frase finale del tema. La vicinanza di due fatidiche parole quali “conflitto” e “interesse” ha infatti fatto scoppiare una bagarre generale: urla, insulti, striscioni dappertutto.
-           I presidi hanno così deciso di votare seduta stante un provvedimento urgente per sanare la delicata situazione.
-           Al momento del voto i bidelli hanno lasciato le aule per protesta, ma nessuno se ne è accorto e così, a totale unanimità, è stato approvato il provvedimento che dichiara illegale il tema in questione, in quanto chiaramente frutto di un complotto giudiziario volto a denigrare la preparazione degli studenti e dei loro insegnanti.

Pezzo liberamente tratto da “L'incontinente bianco”, di Giobbe Covatta

Proibito proibire!

Una risata li seppellirà, si diceva un tempo...:

Repetita juvant

E se non è ancora chiaro:

Altri fondamentali, durante la giornata di lavoro

Da Boves, per non dimenticare:

lunedì 9 agosto 2010

Ricominciamo dai fondamentali (4)

E per ultimo, almeno per oggi, prima di sproloquiare sulle questioni maschio/femmina, uomo/donna, omicidi in aumento/in diminuzione, crisi dell'uomo e della donna e altre antinomie un po' troppo mediatiche, proviamo a fare davvero uno sforzo di intelligenza e leggiamocelo, cercando di comprenderlo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Melanie_Klein

Ricominciamo dai fondamentali (3)

Allora, attenzione e pazienza, e vediamo se vi ritrovate.
Quello che aliena l'uomo, che lo allontana dallo sviluppo delle sue facoltà, non è più -come accadeva ai tempi di Marx- l'oppressione diretta del padrone ed il feticismo delle merci, bensì è lo spettacolo, che è un rapporto sociale tra individui mediato dalle immagini. Vi sovviene immediatamente qualcuno? Spero di sì.
Se non avete capito: Berlusca non ha bisogno di fare quello che deve fare Marchionne, ci pensano le sue televisioni e lui rimane pulito.
Una prima fase del dominio dell’economia sulla vita sociale aveva determinato un deragliamento dell’essere in avere. Oggi quel deragliamento si è ulteriormente spostato dall'avere all'apparire: una forma di assoggettamento psicologico totale, in cui ogni singolo individuo è isolato dagli altri ed assiste nella più totale passività allo svilupparsi di un eterno "presente", senza passato e che annulla ogni possibile futuro. La degradazione quindi di un sano principio di realtà (vivere nel "qui ed ora" per non smarrire il senso e il principio di realtà).

Lo spettacolo, di cui i mass media sono solo una delle molte espressioni, è parte fondante, imprescindibile ed essenziale della società contemporanea, ed il responsabile della perdita da parte del singolo di ogni tipo di individualità, personalità, creatività umane: la passività e la contemplazione sono ciò che caratterizza l'attuale condizione umana.

Ciò che rende lo spettacolo ingannevole e negativo è il fatto che esso rappresenta il dominio di una parte della società, l'economia, su ogni altro aspetto della società stessa; la mercificazione di ogni aspetto della vita quotidiana rompe quell'unità che caratterizza la condizione umana propriamente detta.

Più l'uomo contempla, e meno vive, più accetta di riconoscersi nelle immagini dominanti del bisogno, meno comprende la propria esistenza ed il proprio desiderio.

Ricominciamo dai fondamentali (2)

Per esempio:
Terrorismo. La democrazia spettacolare non intende essere giudicata in base ai propri meriti ma in base ai propri nemici. "La storia del terrorismo è scritta dallo stato. Quindi è educativa". La democrazia, in quanto spettacolare integrato, ha bisogno del terrorismo, dando luogo così ad una perfezione fragile, che deve essere preservata, garantendo l'immutabilità delle scelte governative.

domenica 8 agosto 2010

Ricominciamo dai fondamentali

Dice un proverbio arabo che se sei in ritardo dovresti fermarti, a pensare: così arriverai prima.
Anche Hugo Pratt ne ha disegnato (Corte sconta detta Arcana, Una ballata del mare salato).
Allora ripartiamo da zero e da quello che dovrebbe essere il nostro alfabeto, in modo da poter parlare di Berlusconi in modo serio, naturalmente smettendo di parlare dell'appartamento di Montecarlo di Fini, ricordandoci che era un fascista.
http://it.wikipedia.org/wiki/Guy_Debord

sabato 7 agosto 2010

Celebrazione serale (3)

E qui guardiamo persino nell'obiettivo!!!
Ancora buon compleanno, amica mia... Grazie della compagnia.

Celebrazione serale (2)

Qui andiamo già un po' meglio!

Celebrazione serale!!!

Qui siamo ancora un po' tesi per l'evento...

Per non dimenticare, resistere!

LA LETTERA DEL FIGLIO DI UN OPERAIO

Ero t
ornato da poche ore, l’ho visto, per la prima volta, era alto, bello, forte e odorava di olio e lamiera.
Per anni l’ho visto alzarsi alle quattro del mattino, salire sulla sua bicicletta e scomparire nella nebbia di Torino, in direzione della Fabbrica.
L’ho visto addormentarsi sul divano, distrutto da ore di lavoro e alienato dalla produzione di migliaia di pezzi, tutti uguali, imposti dal cottimo.
L’ho visto felice passare il proprio tempo libero con i figli e la moglie.
L’ho visto soffrire, quando mi ha detto che il suo stipendio non gli permetteva di farmi frequentare l’università.
L’ho visto umiliato, quando gli hanno offerto un aumento di 100 lire per ogni ora di lavoro.
L’ho visto distrutto, quando a 53 anni, un manager della Fabbrica gli ha detto che era troppo vecchio per le loro esigenze.
Ho visto manager e industriali chiedere di alzare sempre più l’età lavorativa, ho visto economisti incitare alla globalizzazione del denaro, ma dimenticare la globalizzazione dei diritti, ho visto direttori di giornali affermare che gli operai non esistevano più, ho visto politici chiedere agli operai di fare sacrifici, per il bene del paese, ho visto sindacalisti dire che la modernità richiede di tornare indietro.

Ma mi è mancata l’aria, quando lunedì 26 luglio 2010,  su “ La Stampa” di Torino, ho letto l’editoriale del Prof . Mario Deaglio. Nell’esposizione  del professore, i “diritti dei lavoratori” diventano “componenti non monetarie della retribuzione”, la “difesa del posto di lavoro” doveva essere sostituita da una volatile “garanzia della continuità delle occasioni da lavoro”, ma soprattutto il lavoratore, i cui salari erano ormai ridotti al minimo, non necessitava più del “tempo libero in cui spendere quei salari”, ma doveva solo pensare a soddisfare le maggiori richieste della controparte (teoria ripetuta dal Prof.  Deaglio a Radio 24 tra le 17,30  e la 18,00 di Martedì 27 luglio 2010).
Pensare che un uomo di cultura, pur con tutte le argomentazioni di cui è capace, arrivi a sostenere che il tempo libero di un operaio non abbia alcun valore, perché non è correlato al denaro, mi ha tolto l’aria.
Sono salito sull’auto costruita dagli operai della Mirafiori di Torino.
Sono corso a casa dei miei genitori, l’ho visto per l’ennesima volta. Era curvo, la labirintite, causata da milioni di colpi di pressa, lo faceva barcollare, era debole a causa della cardiopatia, era mio padre, operaio al reparto presse, per 35 anni, in cui aveva sacrificato tutto, tranne il tempo libero con la sua famiglia, quello era gratis.

Odorava di dignità